lunedì 4 dicembre 2006

TUTELIAMO I NOSTRI FIGLI 2: come opporsi ad una palese ingiustizia? Affido condiviso - legge 8 febbraio 2006

Novembre 2006:
continuando a credere nella giustizia e nei valori dell'onestà e del rispetto e nel dovere degli adulti di proteggere i bambini cerchiamo di trovare il modo migliore per articolare il ricorso consapevoli di quante cose non dipendono da noi una realtà surreale, un incubo. Il bambino soffre e ci chiede risposte, il tempo passa, i tempi sono troppo lunghi ed ogni giorno di più nei suoi occhi leggo disillusione, rabbia, rassegnazione.

I suoi occhi, quando lo lasciamo dopo i brevi incontri "concessi" sembrano dire "Me la devo cavare da solo per sopravvivere". È troppo piccolo per capire che la realtà ci ha impedito di fare altro. Prima di scendere dalla macchina fa un lungo sospiro, i suoi occhi diventano bui, ci dice "vi voglio bene". Sceso dalla macchina controlla con lo sguardo se sono già scesi a prenderlo (madre o nonni). Se non c'è nessuno ci abbraccia e rimane nell'abbraccio, se ci sono invece si imposta ci saluta freddamente, ma i suoi occhi parlano, e si avvia ad affrontare la realtà. È troppo piccolo per doversi gestire come un adulto che ormai ha perso le speranze.

I bambini devono poter avere speranze, sogni devono poter vivere gli affetti senza paura. Devono poter credere nel domani. È troppo piccolo per dover essere già rassegnato!



I tempi della legge, del ricorso sono tanto lunghi, troppo.

Poi come dicono molti non è detto che le cose cambieranno.

Molti dicono "aspettate che cresca, vedrete che poi sarà lui a scegliere e verrà da voi".

Ma non è questo il problema.

Il problema è che lui ora ha bisogno di poter essere libero di crescere in modo sano, con sincerità per essere domani sereno. Questa non è violenza psicologica?



Ci deve essere questa possibilità ci sarà un giudice, un avvocato, un legislatore che crede veramente nel dovere di tutelare i bambini e come noi, ed altri, non si rassegna?

Credo che spesso si sbaglia senza saperlo, ma se ce ne accorgiamo possiamo cambiare.



Se non è dimostrabile quanto male sta facendo questa donna, forse senza neanche rendersene conto, forse la strada potrebbe essere al contrario: dovrebbero dimostrare quale male facciamo noi visto che a noi hanno "punito". Se noi che chiediamo possibilità di presenza, di occuparci del bambino con continuità siamo stati relegati a ruolo di frequentatori occasionali, ci dovrebbero dare almeno la spiegazione di quale danno hanno stabilito che producevamo nel bambino.

Perché se qualcuno ha stabilito che eravamo dannosi ci deve dare la possibilità di capire per migliorarci.

Se questo non è, allora questo giudizio è arbitrario.

Chiedo a chi conosce più di me la legge: è legale da parte della giustizia "condannare" senza prove?



Vedete signori giudici, avvocati, legislatori credo sia facile occuparsi di pedofili, dei violentatori o di chi manifestatamene ed in modo eclatante produce danno.

Vi comprendo non è facile smascherare le sottili violenze psicologiche che si realizzano nel privato ma queste sono molto più frequenti delle altre.

È più facile difendere un'omicida o un ladro, è più facile condannarlo. Nessun avvocato si ritiene omicida o ladro, nessun giudice. Ma tutti hanno avuto madre e padre e molti sono padri e madri. Forse queste sentenze toccano corde personali.



Ho letto che i bambini quasi sempre una volta cresciuti capiscono che la madre che ha fatto passare il padre per "cattivo" è la vera "cattiva" ma vi rendete conto che a quel punto questi bambini saranno adulti senza figure genitoriali?



Mi chiedo, da ignorante nella materia, non si potrebbero alleggerire le prassi burocratiche dichiarando che l'affido condiviso, nel momento che è legge, viene dato in automatico a tutti e che solo chi non lo vuole deve presentare domanda?

Non si può dire che i bambini devono stare egual tempo con ciascun genitore (secondo le condizioni di realtà: due genitori che vivono troppo distanti, ovviamente non sono egualmente frequentabili, un genitore che non ha lo spazio per ospitare i figli è certo in situazione difficile, un genitore che per lavoro non può esserci certo sarà penalizzato ma i genitori che hanno gli spazi adeguati per i bambini, che sono vicini territorialmente, che non hanno problemi con l'orario di lavoro e che avendo una famiglia sono pienamente in grado di occuparsi del bambino sì!) e che devono opporsi a questo solo le situazioni in cui è dimostrabile un rischio o danno per il bambino?

D'altronde quanti bambini di genitori coabitanti vivono i disagi dati da coppie che non si amano? Perché la legge collude così facilmente con comportamenti di madri che solo perché insoddisfatte di se stesse e della propria vita usano i figli per rovinare la vita di altri?



Certo, sono consapevole che ci sono storie peggiori, situazioni ancora più drammatiche ma credo che i bambini in assoluto non dovrebbero mai avere occhi così tristi e provocare la paura data da un genitore. Paura del suo potere silenzioso così ben mascherato da un sorriso o risata falsa.

I bambini a tutto questo non hanno strumenti per reagire, per tutelarsi, per combattere sono costretti a soccombere.